ANIKO Anna Nerkagi

ANIKO, di Anna Nerkagi (Utopia)

«Aveva appreso da un pezzo la legge ingiusta e crudele secondo la quale sono sempre gli animali con due zampe a uccidere quelli con quattro e sapeva che sono le loro regole e i loro interessi a regolare il mondo»: poche righe iniziali, e il lettore è già trasportato nella tundra artica siberiana, dove il popolo nenec, a stretto contatto con un ambiente estremo, vive una vita segnata dalla comunità e dall’armonia con la natura. Attraverso gli occhi di Aniko, una giovane lontana dalle sue radici, Nerkagi esplora le sfide dell’identità e della riconciliazione con il proprio passato.

La storia, che rispecchia le esperienze personali dell’autrice, mette in luce il conflitto interiore di Aniko, divisa tra il mondo moderno e la tradizione del suo popolo. Il ritorno nella tundra diventa un viaggio di scoperta personale, un confronto tra il desiderio di appartenenza e la realtà di un’identità trasformata dall’istruzione e dalle esperienze lontano da casa. La narrazione delicata di Nerkagi ci invita a riflettere sui legami indissolubili che ci uniscono alle nostre origini e sull’importanza di nutrire la nostra identità collettiva.

Parallelamente, il racconto esplora la relazione tra gli esseri umani e la natura attraverso la figura di Diavolo zoppo, un lupo che condivide con gli umani sentimenti di amore e solitudine, dimostrando che la sopravvivenza in un ambiente così aspro richiede la creazione di legami forti e significativi. Nerkagi, con una scrittura semplice ma intensamente emotiva, ci fa riflettere sul valore dell’affetto, sulle difficoltà del riconoscimento e sulla capacità di superare le barriere culturali e personali per ritrovare se stessi.

La scrittura di Nerkagi colpisce per la sua autenticità e per la capacità di affrontare tematiche universali con una prospettiva unica, offrendo al lettore un viaggio attraverso la complessità delle relazioni umane e il legame intrinseco con l’ambiente naturale. La scrittrice riesce a tessere una narrazione che è allo stesso tempo una riflessione sulla condizione umana e un inno alla resilienza di un popolo che, nonostante le sfide imposte dalla modernità, cerca di preservare la propria identità e le proprie tradizioni.

Recensione di Moreno Migliorati

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