Friedrich RECK, Diario di un disperato. Memorie di un aristocratico antinazista . (Castelvecchi)
Friedrich Percyval Reck-Malleczewen era un aristocratico tedesco, cattolico e strenuo oppositore del regime hitleriano. Il diario che scrisse dal 1936 all’ottobre del 1944 fu ritrovato dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Sono pagine che contengono un’analisi spietata del governo nazista e della società tedesca. Reck è sprezzante, caustico, a volte amaramente ironico e non risparmia critiche al mondo industriale e all’aristocrazia decaduta colpevoli di avere permesso e spesso sostenuto l’ascesa del regime.
La sua casa di campagna era diventata un luogo di incontro di numerosi oppositori e dissidenti.
Arrestato una prima volta il 13 ottobre 1944, nascose il manoscritto in una scatola di latta, in una buca del giardino della sua villa. Il 31 dicembre 1944 venne nuovamente arrestato e mandato al campo di concentramento di Dachau dove morì il 16 febbraio del 1945, ucciso con un colpo alla nuca.
In Italia il diario, pubblicato nel 1970 da Rusconi con il titolo “Il tempo dell’odio e della vergogna”, è stato riproposto più recentemente dall’editore Castelvecchi con la stessa traduzione ma con il titolo originario “Diario di un disperato”, ideato dallo stesso Reck.
Deciso oppositore del nazismo fin dall’inizio, Reck fu uno di quei tedeschi che – a differenza di tanti altri che quando nel 1933 Hitler divenne Cancelliere del Reich fuggirono dalla Germania o perché ebrei o perché comunque perseguitati dai nazisti e dunque in grande pericolo – scelsero di non abbandonare la loro patria rimanendo, nonostante tutto, in quello che mi piace definire (citando il sofferto, struggente libro di un altro grande tedesco, Hans Fallada) nel “loro paese straniero”.
Scelte e decisioni difficili, tutte comunque dolorose e insindacabili. Di coloro che scelsero la strada dell’esilio si parla nel bel libro di Uwe Wittstock “Febbraio 1933. L’inverno della letteratura” di cui ho scritto anche qui nel gruppo (chi volesse, può trovare il post utilizzando la lente di ricerca).
“Diario di un disperato” è un libro importante di cui consiglio la lettura, magari accompagnata dalla lettura degli scritti di Hans Fallada (altro tedesco fortemente dissidente che decise di rimanere in Germania) o gli scritti di alcuni intellettuali – come ad esempio Thomas, Heinrich e Klaus Mann che invece scelsero la via dell’esilio dando vita a quella grande corrente letteraria chiamata, appunto, la “Exilliteratur” tedesca.
Recensione di Gabriella Alù
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