IL SILENSIO È LA MIA LINGUA MADRE, di Sulaiman Addonia (Brioschi)
La giovane e testarda Saba vuole andare a scuola, mentre suo fratello Hagos non sa parlare, leggere e scrivere (è anche sordomuto dalla nascita). I fratelli, che hanno un legame estremamente stretto, rifiutano entrambi di conformarsi ai ruoli imposti loro dal genere e dalla società. Con “Il silenzio è la mia lingua madre”, Sulaiman Addonia ha scritto un romanzo avvincente e vivido sulle sfide quotidiane, i sentimenti, l’intimità, le speranze e le paure dei rifugiati in un campo dell’Africa orientale, in gran parte frutto delle sue stesse esperienze personali.
Attraverso personaggi intensi e realistici, Addonia esplora cosa significa essere un uomo o una donna, cosa vuol dire essere un individuo quando non hai più una casa o un futuro. Analizza i modi in cui la società dichiara guerra alle donne ed esplora le storie di cui abbiamo bisogno per sopravvivere in un ambiente ostile. I personaggi ribelli simboleggiano l’attuale crisi dei rifugiati, le norme culturali e l’identità di genere.
Addonia è un bravissimo narratore, con un linguaggio sognante e realistico allo stesso tempo. L’incantevole doppio ritratto di Saba e Hagos ci offre uno sguardo brillante su una comunità in esilio che sta cercando di stabilire una nuova casa all’interno del campo profughi. Con la sua atmosfera particolare, “Il silenzio è la mia lingua madre” è un romanzo unico e sorprendente, sicuramente fuori dai consueti tracciati della narrativa contemporanea
Recensione di Moreno Migliorati
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