LA CIVETTA CIECA Sadeq Hedayat

La civetta cieca, di Sadeq Hedayat

Inizio questo breve commento con un plauso alla Carbonio Editore che ha scelto di pubblicare questo libro utilizzando per la prima volta una traduzione diretta dal persiano e non dall’edizione francese.

Sadeq Hedayat aristocratico persiano poi volato in Francia per studiare, vivere e infine morire suicida, è considerato ormai unanimamente il capostipite della letteratura contemporanea persiana. Nonostante questo i suoi libri per anni sono stati messi al bando in Iran per la sua implicita critica alle autorità religiose e per i suoi trascorsi non ortodossi in India dove si è avvicinato alla filosofia buddhista.

Raccontare la trama è pressoché impossibile e probabilmente poco utile. I libro si legge come un unico flusso di coscienza di un uomo che in preda all’oppio e all’alcool ripercorre, attraverso immagini, una vita intera vissuta nell’ossessione per una donna che lo accompagna attraverso varie esistenze terrene.

Molti critici l’hanno paragonato a Kafka per la sua abilità di raccontare gli incubi di una mente che a poco a poco scivola nella follia e nell’oblio

La civetta cieca è un libro breve ma così denso che si fa fatica a leggerlo tutto in una sola volta.

“Che mi importa se qualcuno leggerà questi miei fogli di carta oppure no? Io scrivo solo perché è un bisogno per me; sento l’urgenza, ora più che mai, di scrivere per comunicare questi pensieri alla mia creatura immaginaria, alla mia ombra, quell’ombra maledetta che si piega sul muro di fronte alla lampada per leggere attentamente, anzi , per ingoiare ciò che scrivo. “.

Recensione di Annachiara Fallchetti

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