LA MIGLIOR VITA, di Fulvio Tomizza
Attraverso il racconto del “nonzolo” (sagrestano) Milan Crusich, si percorre un periodo storico difficile, tra le due guerre mondiali.
È ambientato a Radovari vicino a Umago, un territorio, quello istriano, da sempre diviso tra le due etnie veneta e slava, alternativamente unite o contrapposte.
Ho ricordato le vacanze nel mare stupendo di quella terra ancora un po’ selvaggia, straniera ma così vicina a casa mia.
Lì ho conosciuto persone speciali, anziani che parlano benissimo l’italiano-veneto-friulano, e persone gentilissime che, pur parlando solo croato, stanno studiando la nostra lingua. Spesso mi sono chiesta cosa ha dovuto affrontare questo popolo.
Il libro non affronta temi politici, è un racconto intimo. L’ho apprezzato perché mi piace approfondire i momenti storici vivendoli dall’interno, con i protagonisti della quotidianità.
Inoltre mi ha confermato quel senso di appartenenza che sento dentro quando visito quei luoghi, ritrovando dei termini veneti che sentivo dire dai miei genitori, ad esempio il già citato nonzolo (sagrestano) e il barba (zio)…
E, come al mio solito ultimamente, questo libro mi ha commosso
“Scende sulla terra il vuoto dei cieli o su di noi si spalanca la miglior vita?
Questo non sapevo, che il mondo muore a ogni morte di uomo”.
Recensione di Loretta Rainato
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