La musica del futuro, di Katerina Poladjan (SEM – settembre 2023)
La Kommunalka è un emblema dell’era sovietica. La famigerata mancanza di spazio abitativo nell’Unione Sovietica costrinse a questa forma di edilizia comunitaria. Un tempo grandi e signorili appartamenti venivano divisi stanza per stanza tra più famiglie. Tutti dovevano condividere la cucina, il bagno e la toilette. Il potenziale di piccoli attriti quotidiani e di conflitti sociali all’interno di queste comunità forzate era quindi considerevole.
In una Kommunalka lontana da Mosca è ambientato il nuovo romanzo di Katerina Poladjan. Sei famiglie si affollano nelle stanze lungo il suo corridoio centrale. La cucina è il luogo in cui inevitabilmente si incontrano tutti, perché ogni famiglia ha lì il proprio fornello, sul quale bolle sempre qualcosa, e il proprio tavolo da pranzo. La sua lunghezza e larghezza sono attentamente monitorate dalla comunità: nessun tavolo può essere più grande di un centimetro rispetto agli altri. Nessuno osserva gli avvenimenti della Kommunalka più da vicino dell’ingegnere Matvej Alexandrovich, che vive solo nella sua stanza e, soprattutto, tiene d’occhio la stanza di fronte dove convivono quattro generazioni di donne, la vivace bisnonna Varvara , la nonna Maria amante del divertimento e sua figlia Janka, un’aspirante musicista pop che vuole dare un concerto in cucina, e la loro pronipote che frequenta l’asilo.
Il romanzo è ambientato in un solo giorno, l’11 marzo 1985, quando una marcia funebre trasmessa via radio annunciò la morte del vecchio e malato leader del partito Chernenko dopo appena un anno di mandato e questo segnò una svolta nell’Unione Sovietica. Nessuno può ancora saperlo, ma dopo tanti anni di stasi, stava per iniziare una nuova era sotto il nuovo leader del partito Gorbaciov. Katerina Poladjan scrive un romanzo leggero, ma non banale, con qualche cedimento al realismo magico (cedimento perché non è nelle corde di chi scrive la recensione) che si legge volentieri e riporta ad un’epoca passata che è già nei libri di storia ma letta attraverso le lenti della quotinianità.
Recensione di Moreno Migliorati
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