LA PRESA DI SINGAPORE, di J. G. Farrell (Neri Pozza)
Singapore 1937: per i coniugi Blackett due sono le preoccupazioni assillanti 1) la grande parata per celebrare il cinquantenario della prestigiosa ditta Blackett & Webb, 2) trovare un marito alla figlia Joan il cui disinvolto atteggiamento verso l’universo maschile non incontra l’ approvazione dei genitori. Anche il figlio maschio, erede dell’attività di famiglia, non è precisamente il rampollo che il signor Blackett avrebbe desiderato, specie se confrontato con i giovani eredi di altre famiglie( i Firestone per esempio). Nel frattempo lo strambo e anziano signor Webb, socio di Blackett, ormai in pensione, muore all’ improvviso e le sue quote andranno al figlio Matthew cresciuto nella madrepatria. Per Blackett è ovvio che Joan debba sposare Matthew per mantenere intatto il patrimonio della ditta, ma il giovane, pieno di nobili ideali e deluso dalla diplomazia della Società delle Nazioni, preferisce intraprendere una relazione-scandalosa per i residenti britannici- con Vera, una giovane eurasiatica che millanta di essere figlia di una principessa russa decaduta. La guerra è lontana, è una questione tutta europea, ma il Giappone colpisce a Pearl Harbour e tutto cambia
Il mondo dorato della colonia deve misurarsi con il problema dei rifugiati, i bombardamenti martellanti, gli incendi indomabili, e tuttavia i mercanti inglesi non si rendono conto che la loro vita non può essere la stessa e continuano a occuparsi, e preoccuparsi, dei loro affari ed i generali continuano a sottovalutare la forza dell’ esercito invasore sacrificando inutilmente la vita dei propri uomini mentre la RAF non riesce a proteggere il cielo di Singapore…come va a finire? Beh, direi che , tranne per alcuni personaggi, il finale si potrebbe definire” aperto” poiché alcuni escono di scena e se ne ignora il destino, ma quel che resta alla fine della lettura di questo ponderoso romanzo è una sensazione di sospensione, di non finito, di non detto. Naturalmente vi ho parlato solo di alcuni personaggi, quelli più al centro della scena, ma gli altri non sono meno importanti o interessanti, ognuno col suo bagaglio di sogni, delusioni, speranze e disincanti.
Sarebbe stato utile corredare il libro con una carta di Singapore che aiutasse ad orientarsi.
Se qualcuno lo ha letto mi piacerebbe sapere che ne pensa.
Recensione di Antonietta Piscione
Commenti