LA VITA IMMORTALE DI HENRIETTA LACKS, di Rebecca Skloot (Adelphi – aprile 2022)
“Adenocarcinoma alla cervice uterina”: queste quattro parole che per la protagonista del libro, Henrietta Lacks, furono nel 1951 una condanna a morte, hanno rappresentato invece per la storia della ricerca medica e della scienza in generale una svolta epocale.
Un piccolo campione delle cellule tumorali di Henrietta, infatti, manifestò un’incredibile resistenza e una capacità di riprodursi in vitro mai vista prima: quella linea cellulare che fu chiamata HeLa (dalle due lettere iniziali del nome e del cognome di Henrietta Lacks) è tutt’oggi usata per la realizzazione e la sperimentazione di nuovi farmaci che dal 1951 a oggi hanno salvato la vita a milioni di persone.
Ma accanto alla questione scientifica attorno alle cellule immortali HeLa si scatenò (e continua a scatenarsi) una sacrosanta questione etica: il campione di cellule tumorali fu infatti asportato a Henrietta durante una biopsia senza che lei ne fosse a conoscenza e dunque senza che lei ne avesse dato l’assenso.
Fino a che punto, dunque, può spingersi la ricerca medica anche in presenza di innegabili benefici per la salute di tutti? E fino a che punto la libertà di fare quel che si vuole del proprio corpo (o di parti di esso) può abdicare dinanzi al bene comune?
Queste sono questioni importanti oggi più che mai e il libro cerca di dare una risposta al dilemma, o almeno cerca di renderci capaci di formare una nostra opinione consapevole su di esso.
Recensione di Dino Ballerini
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