Lontananza, di Vigdis Hjorth (Fazi)
Ho letto il libro qualche mese fa e mi sono presa del tempo per scrivere la recensione.
Una lettura non facile sia per la storia incentrata su un controverso rapporto madre-figlia, che per lo stile, un monologo in prima persona, che alterna brevi riflessioni a capitoli più corposi, a volte complessi da seguire, che assecondano il pathos, il dolore, l’ansia della protagonista.
Johanna ha troncato con la famiglia, il marito e la sua vita in Norvegia per amore del suo professore d’arte, con cui si è trasferita nello Utah dove è diventata madre e pittrice.
I rapporti con la famiglia avvengono solo tramite la sorella Ruth e si chiudono quando Johanna non torna a casa per il funerale del padre.
Sarà l’occasione di una sua mostra, ormai celebre pittrice da celebrare nella città natale, a portarla indietro con il desiderio di riavvicinarsi a sua madre.
Ma non ci sarà nessun idillio, la lontananza ha creato tra le due un abisso, uno scontro continuo, non c’è nessuno spazio per l’affetto. Affiorano ricordi dolorosi, pezzi di vita dimenticati, sopiti, perché andavano nascosti per vergogna e per mostrarsi perfetti agli altri secondo le convenzioni.
La lontananza in questo caso porterà ad una separazione per sempre.
Un libro complesso, che consiglierei solo a chi ama letture incentrate su riflessioni intime, non adatto a chi sia appassionato di trame avvincenti.
Recensione di Stefania Lofiego
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