Pentimento un libro di ritratti e Il tempo dei furfanti’ di Lillian Hellman (Adelphi)
Ricordi veri e immaginati di una scrittrice anticonformista fra teatro, cinema e impegno politico.
” Alle volte l’ antica pittura su tela, invecchiando, si fa trasparente. Quando questo accade è possibile vedere le linee originali di certi quadri: sotto un vestito di donna trapelerà un albero, un bambino cede il posto a un cane.. questo si chiama pentimento perché il pittore si è’ pentito’, ha cambiato idea… è un modo di vedere e poi di vedere di nuovo. Ecco quel che intendo a proposito delle persone di questo libro… volevo vedere cosa c’era per me una volta, che cosa c’ è per me adesso…
quella che ho scritto è la verità come l’ ho vista io, ma la verità come l’ ho vista ovviamente non ha molto a che fare con la Verità…”
Lilian Hellman alla fine degli anni Sessanta scrisse alcuni libri di memorie che però più che essere una autobiografia ordinata in senso cronologico erano una sorta di ritratti( come nel sottotitolo del volume intitolato anche in originale ‘Pentimento’ termine tecnico per il ripensamento dell’ artista) in cui a distanza di anni riaffioravano i profili di alcune persone ( familiari e no) decisive nella sua esperienza di vita. Dagli anni Trenta era stata una delle drammaturghe americane che di più si era cimentata con tematiche civili e politiche. La sua prima pièce ‘ la Calunnia’ ( ‘ The Children’ s Hour’) era stata un grande successo( 691 repliche a New York) a teatro e presto adattata da lei stessa per la versione cinematografica girata da W.Wyler, nel 1939 fu la volta delle’ Piccole volpi’ e altri numerosi successi interrotti dall’ orribile periodo del maccartismo in cui lei e il suo compagno di vita e di arte Dashiell Hammett finirono sulla lista nera per non aver collaborato con la commissione e essersi rifiutati di denunciare amici, conoscenti e colleghi. Il libro è suddiviso in sei capitoli, nei primi incontriamo una piccola folla di personaggi della sua complicata famiglia del Sud( era nata nel 1905 a New Orleans),fra le prime ,le amatissime sorelle del padre e la balia nera Soprhonia, costante esempio di signorilità, coraggio e fierezza delle proprie origini. Poi una parente più lontana che viveva con un gangster, uno zio bancarottiere e sempre a caccia di avventure ai margini della legalità ovviamente tremendamente affascinante per la Lillian ragazzina.Il capitolo più riuscito è quello in cui sarà pienamente protagonista la Hellman cresciuta e affermata scrittrice teatrale alle prese con la più cara amica d’ infanzia, Julia. Rampolla di una famiglia enormemente ricca, di animo altrettanto generoso che andata a studiare a Vienna vi si era stabilita ma non era rimasta inerte di fronte alla tirannia nazista ed entrata nella resistenza attiva contro il regime.
” Io credo di non essermi mai ingannata sulla mia memoria: so quando posso fidarmene e quando invece qualche sogno o qualche fantasia è entrata nella vita,e il sogno, il bisogno del sogno, ha distorto quello che era accaduto realmente…di quello che ricordo di Julia mi fido nel modo più assoluto…”
Così scriveva la Hellmann più di trent’anni dopo gli avvenimenti del capitolo più bello, tragico ed emozionante del libro e la maggioranza dei lettori credo che come me le concedono il beneficio di credere nella sua buona fede mentre purtroppo ai suoi tempi e soprattutto dopo che fu girato il bel film di F. Zinnemann( 1977) sulla vicenda negli Usa si scatenò una tempesta mediatica suscitata soprattutto da una sua vecchia ‘ nemica’ M. Mac Carthy che l’ accusò di essersi attribuita i meriti di un’ altra persona( la psichiatra Muriel Gadimer) e che lei non aveva dato nessun aiuto all’ amica Julia. La Hellman portò in tribunale per diffamazione la rivale di antica data ma quando scomparve nel 1984 non c’ era stata ancora una sentenza e gli eredi preferirono lasciare perdere. Io credo fosse convinta di aver fatto davvero quello che raccontava comunque la storia di questa amicizia era molto toccante, la drammaturga che per prima aveva portato sul palcoscenico il tema tabù dell’ omosessualità femminile non aveva timore a scrivere che aveva amato Julia anche se era stato un sublime amore solo platonico per l’ amica che aveva’ il viso più bello che avessi mai visto’.
‘ Il Tempo dei furfanti ‘ scritto qualche anno dopo ( 1976)anche suscitò polemiche perché anche se era dedicato soprattutto alla sua vicenda giudiziaria e alla deposizione alla commissione per le attività antiamericane non tralasciava di ricordare il ruolo di artisti come Clifford Odets e Elia Kazan molto ambigui nei suoi confronti e che avevano denunciato tanti amici e colleghi. La posizione della Hellman era stata chiara e coraggiosa, non si sarebbe appellata al quinto emendamento( che permetteva di rifiutarsi di rispondere a domande che potevano incolpare l’ accusata) però avrebbe risposto solo a domande riguardanti lei e nessun altro. Si rifiutò anche di difendersi con le accuse che in passato le aveva rivolto il partito comunista americano(in cui lei aveva militato per pochissimo tempo) perché non voleva attaccare chi era in difficoltà per difendersi. Alla fine grazie a bravi avvocati e ad un pizzico di fortuna evitò il carcere( il suo amato Dash vi era finito per alcuni mesi)ma comunque pagò la sua battaglia per la libertà di pensare con la propria testa con l’ essere sulla lista nera per diversi anni e poterono sopravvivere perché avevano guadagnato bene negli anni Trenta. Onore a Lilly e a Dash.
“… noi meridionali bianchi, cafoni reazionari e no, siamo tutti stati tirati su con la convinzione che sia nostro diritto pensare come ci pare, e andare per la nostra strada, per stravagante che sia…”
Recensione di Andrea Pinto
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