RESTA SOLO IL FUOCO – Michelin Verunschk

Resta solo il fuoco, di Michelin Verunschk (66thand2nd aprile 2024)

Una comunità agricola brasiliana, un’epoca non meglio determinata, una giovane donna bruciata nel cortile di casa.

Un resoconto di un orrendo rituale finito in tragedia raccontato da più personaggi

Michelin Verunschk si conferma una delle penne più belle, intense e sofisticate del Brasile.

Non a caso è stata premiata con il prestigioso Premio Jabuti per la sua scrittura che spesso da narrazione si fa poesia.

In Resta solo il fuoco decide di fare i conti con il patriarcato del Brasile rurale, con l’odio insensato per un femminile percepito come pericoloso e con una deriva oltranzista ed oscurantista della religione cattolica.

“Letinha era appena arrivata e non faceva che giudicare le nostre usanze. Perché di punto in bianco siete diventati credenti? Perche’ avete strappato gli anthurium? [..] Io le ho detto-a Celeste, mia figlia-che ora noi siamo il popolo eletto, e Dio non apprezza la mancanza di pudore, né quei vestiti attillati [..]”

“Non abbiamo fatto quello che abbiamo fatto per ammazzare la ragazza. Nossignore. Era solo per liberarla di quella ossessione “

“In questa terra si trova sempre la strega giusta da mandare al supplizio. Non è stato così con Narcisa, la trans sgozzata e bruciata dopo essere stata presa a botte? Non è stato così ora con Celeste?O con Belinha, brutalizzata e bruciata, anche lei dentro casa?”

“Mi hanno dato della matta perché mi sono negata, perché in qualche modo sono partita,e in ciò ho disobbedito e continuo a disobbedire.[..]Ma qualunque cosa vedano in me o nei miei atti, so che per loro ogni diserzione è sempre pericolosa. Ancor più quando implica l’esercizio del ricominciare. E io ho disertato, è un fatto.”

Un libro ed una autrice semi sconosciuti al pubblico italiano che invece meriterebbero una ben più ampia diffusione.

Recensione di Annachiara Falchetti

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