SOLARIS – Stanislaw Lem

Solaris, di Stanislaw Lem – (Sellerio)

“Non abbiamo bisogno di altri mondi, ma di specchi”

Superbo. Lo so, è la seconda volta di fila che utilizzo questo aggettivo, ma non me ne vengono altri. Questo libro per me è di una rara e raffinata bellezza. Una scrittura elegante, uno stile evocativo, una trama equilibrata, messaggi profondi. Invito tutti, anche i non amanti della fantascienza, a prendere in mano questo gioiellino. Scriveva Lem: “la letteratura di fantascienza è in fondo un ramo particolare del realismo che si va formando. Seppure non è realismo nel senso stretto del termine, tuttavia senza l’intenzione degli scrittori fornisce uno specchio della propria epoca ed esprime contenuti molto reali”.

Solaris è un pianeta della Costellazione dell’Alfa dell’Acquario orbitante attorno a due soli -uno rosso e uno blu- e quasi interamente ricoperto da un oceano. Secondo le leggi della fisica avrebbe dovuto conflagrare, e invece si è convenuto avere un’orbita molto stabile, pur senza conoscere esattamente il perché. Ma nulla di Solaris si conosce esattamente, nonostante esistano intere biblioteche ricoperte da cima a fondo di scritti di Solaristica -così è stata rinominata la branca della scienza dedicata allo studio di Solaris. “L’oceano di Solaris era stato sommerso da un secondo, sterile oceano di carta stampata.”

Cos’è Solaris? Una sorta di gelatina gravitazionale o una creatura? “In base alla analisi si era convenuto di considerarlo una formazione organica. Ma mentre i biologi ci vedevano una forma primitiva -una sorta di gigantesco insieme, un’unica fluida cellula assurta a proporzioni mostruose [] gli astronomi e i fisici affermavano che doveva trattarsi di un insieme organizzato in modo estremamente evoluto e, per complessità di struttura, superiore agli organismi terrestri”. È un essere vivente? È un essere pensante? È un essere dotato di coscienza? E cos’è la coscienza? È possibile il pensiero senza la coscienza? Solaris è un essere al culmine o alla degradazione del suo stato di evoluzione? È stato classificato come Tipo: polytheria; Ordine: syncytialia; Classe: Metamorpha. L’unico della sua specie, in grado forse di palare con un linguaggio matematico. Ma di quale matematica? “In realtà -si diceva- qui è in gioco una posta ben più alta dell’approfondimento della civiltà solariana: qui si tratta dell’uomo e dei limiti della conoscenza umana.” Potremmo mai noi arrivare a conoscere e comprendere un qualcosa di totalmente estraneo? Come fare a entrarci in Contatto se ragioniamo, per nostra stessa natura, per categorie che non possono non essere che esclusivamente umane? “Dove non esistono uomini non possono neanche esistere motivi accessibili agli uomini”.

Solaris può essere tante cose. È stato detto essere anche una Religione: “La Solaristica -scriveva Muntius- era il surrogato della religione nell’era cosmica, era la Fede indossante gli abiti della scienza; il Contatto, scopo al quale tendeva, non era meno nebuloso e oscuro della Comunione di Santi o dell’Avvento del Messia. L’esplorazione era una liturgia espressa in formule metodologiche []”. Solaris era diventata per gli uomini una missione: “senza rendersene conto quelli aspettavano la Rivelazione che spiegasse per loro il senso dell’uomo!”

Sembra che Solaris sia in grado di estrarre dal cervello degli uomini il subconscio e di materializzarlo, un incubo ben peggiore di quello rappresentato da una “semplice” pazzia dovuta ad allucinazioni. Il proprio rimosso -o creduto tale- ce lo troviamo davanti, ed è spaventoso. Noi siamo spaventosi. Solaris ci impone di guardarci finalmente fissamente negli occhi, ci obbliga a scavare nelle nostre profondità, a prenderne atto e ad accettarle. “L’uomo era andato incontro ad altri mondi e ad altre civiltà senza conoscere fino in fondo i propri anfratti, i propri vicoli ciechi, le proprie voragini e le proprie nere porte sbarrate”. Noi davanti a noi stessi: questo è stato soprattutto Solaris per me.

E devo essere sincera: è davvero difficile pensare di tornare indietro, perché la fuga sembra un atto di rinuncia.

“Come potete sperare di intendervi con l’oceano, se non riuscite neanche a intendervi tra di voi?”

Recensione di Benedetta Iussig

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