SOTTOMISSIONE VOLONTARIA, di Lena Andersson
Con questo libro l’autrice, giornalista e critica molto conosciuta in patria, ha vinto nel 2013 il premio August in Svezia.
La storia che racconta in sé sembra semplice, quasi banale. Una di quelle strane avventure sentimentali che, almeno una volta nella vita, sono capitate ad ognuno di noi… Magari a ruoli invertiti.
Ester è una giornalista politicamente impegnata ed una critica (esattamente come la scrittrice) che si innamora perdutamente di un famoso artista non propriamente portato per le relazioni monogame e chiare. Da qui prende il via una forma di ossessione della protagonista che ci parla del profondo desiderio di amare e di essere amati con il quale facciamo i conti tutti ogni giorno. Ma se questo fosse tutto quello che il libro ha da raccontare sarebbe veramente ben poca cosa. E invece no. La Andersson scrive lunghi dialoghi che parlano di etica, politica, ambiente e cultura e li contrappone a pensieri ed azioni così sciocche ed inconcludenti che ci fanno dubitare della grande intelligenza e cultura della protagonista. Ma è proprio questa dualità di pensiero e comportamento che forse si concentra il vero nucleo narrativo: a cosa siamo disposti a rinunciare per farci amare da chi non ci vuole? Quanto possiamo diventare ciechi ed ingannare noi stessi di fronte agli atteggiamenti chiaramente indifferenti dell’oggetto del nostro amore?
Sottomissione volontaria è un libro sulla perdita, volontaria appunto, della propria emancipazione e autodeterminazione e sulla sua riconquista, lenta e faticosa.
“La speranza è un parassita del corpo umano, e vive in perfetta simbiosi con il cuore. Non basta metterle la camicia di forza e rinchiuderla nell’angolo buio. Nemmeno farle patire la fame aiuta.[..]Se la speranza può procurarsi dell’ossigeno lo farà. L’ossigeno si trova in un aggettivo male indirizzato, in un avverbio avventato, in un gesto di compassione compensatoria. In un movimento del corpo[..] Colui che spera si fa ignaro del fatto che l’empatia è una forza meccanica. L’indifferente fa automaticamente gesti di premura per proteggere sia se stesso sia il bisognoso”.
Recensione di Annachiara Falchetti
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