VITELIÚ. Il nome della libertà, di Nicola Mastronardi (Volturnia)
Marzio Stasio Caro è un aitante giovane diciassettenne romano. Siamo nel 72 a.C e Roma si è lasciata alle spalle da un decennio l’immorale guerra che Cornelio Silla ha perpetrato contro i Sanniti e tutti gli altri popoli italici che hanno preferito morire in guerra piuttosto che sottomettersi a Roma.
Sono le idi di maggio e Marzio, che studiando a Roma ha imparato una lezione diversa sul ” coraggio ” di Silla e la sua guerra contro le selvagge popolazioni non assoggettate alla grandezza e l’ordine romano, sta per scoprire una verità sulla sua nascita che lo porterà a viaggiare con uno strano vecchio cieco e il suo stallone Arco proprio in quei territori selvaggi alla scoperta dei valori e delle verità celate dai romani dei formidabili popoli Peligni Marsi, Sanniti, Apuli, e tanti altri che per trecento anni avevano creduto di poter unire le loro tribù sotto il nome di Viteliú, termine osco della radice latina della parola Italia. Una nazione libera in cui in cui le diverse popolazioni convivessero alla pari senza essere assoggettate all’impero Romano.
Marzio scopre che, anche allevato da figli della lupa, non ha origini romane e che nel suo sangue si sommano le genie di due popolazioni che per decine di generazioni sono state Nemi He di Roma. Come può Marzio scegliere di ritorno dal suo viaggio se continuare a vivere da Romano contro la sua gente natale o essere fedele ai suoi popoli e voltare faccia al suo amore Lucilla, al suo unico amico Ullovidio, e a gli unici genitori che ha conosciuto e amato come figlio? Come si può chiedere ad un cuore di rimanere intero quando di mezzo ci sono trecento anni di guerra e di odio? Riuscirà il giovane Marzio Papio Mutilo Silone a trovare un modo di onorare la memoria di suo nonno e a fare il volere degli dei?
Un bellissimo romanzo storico, scritto da un giornalista che a cavallo ha veramente calpestato i territori di cui narra, facendoci vivere veramente dal vivo tutti i sentieri, le montagne, i villaggi e le tradizioni di cui ci narra con perizia storiografica e che, come dice lui stesso alla fine nei ringraziamenti, sicuramente ha un Angelo che è stato scrittore a sua volta.
Recensione di Evelina Loffredi
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